La prof. Giuseppina Pavone su "Macbeth"
La prof. Giuseppina Pavone su "Macbeth":
Il Macbeth di Shakespeare è sicuramente uno dei drammi più impegnativi e complessi della letteratura drammaturgica, amato e temuto da quanti nel tempo si sono cimentati nella sua realizzazione scenica.
Ma la Compagnia G.o.D.o.T. ama le sfide, soprattutto con sé stessa, quelle che caratterizzano il teatro di qualità che gli appassionati spettatori ormai da molti anni seguono con grande interesse e un alto livello di apprezzamento.
Con la direzione artistica di Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso si assiste in questi giorni a una rappresentazione del Macbeth che, pur rimanendo fedele al testo dell’Autore, diventa unica e originale per la perfetta aderenza storica e sociale, la proposta scenica, la capacità di rendere visiva la parola e ciò che con questa si vuol significare.
Ambientato in Scozia, è la storia di Macbeth che uccide il proprio sovrano, il re Duncan suo ospite, dopo aver vinto una battaglia. Con la moglie, Lady Macbeth, progetta una scalata al trono dopo una profezia rivelata da alcune streghe.
Lady Macbeth agisce costantemente al fianco del marito in una salda unione finalizzata alla conquista del potere. La donna, che ha un carattere forte e determinato, nel momento di assassinare il re Duncan si mostra la più risoluta e feroce, liberando Macbeth dagli scrupoli della coscienza, perché gli ricorda che i suoi sogni di potere si potranno realizzare solo compiendo quel crimine che lo porterà alla conquista del regno, applicando la ragione di Stato secondo una fredda logica machiavellica. Lady Macbeth, personificazione del male, è animata da grande ambizione e sete di potere: è lei a convincere il marito, spesso indeciso, a commettere il delitto, ma non riuscirà poi a sopportare il peso della deriva di violenza di Macbeth, arrivando alla follia e, pare, al suicidio, mentre Macbeth andrà incontro a una lenta disumanizzazione di sé stesso, accompagnata dalla perdita di contatto con la realtà, incluse le sue azioni più efferate, anche se non mancano tratti di amarezza, insoddisfazione e delusione che Shakespeare esprime con la riflessione "La vita non è che un'ombra che cammina; un povero commediante che si agita sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla".
Il tema fondamentale della tragedia è la natura malvagia dell'uomo, o comunque la pulsione distruttrice che alberga all'interno del suo cuore.
In definitiva in Macbeth, specchio della nostra coscienza individuale e collettiva, troviamo rappresentato quel male che, seppur latente, alberga nelle strutture di potere della società, ma al quale non è estraneo nessuno ogniqualvolta si persegue spasmodicamente il successo o la scalata sociale e professionale.
L’eccellente rappresentazione fa emergere con forza il tessuto portante di questo dramma shakespeariano: la dimensione psicologica che permea l’evolversi degli eventi, l’irriducibile conflitto tra potere e coscienza, l’ambizione e a tratti la protervia, l’ambiguità e l’ipocrisia, l’orrore e la follia … Non è sufficiente a risolvere l’angoscia di un uomo che corre verso la propria distruzione nemmeno l’intrusione del soprannaturale o la spinta illusoria delle streghe (temi che riflettono il clima culturale dell’epoca).
Le azioni si susseguono con un ritmo incalzane, in un presente che coniuga passato e prospettiva futura quasi senza soluzione di continuità, in un contesto rappresentativo che si riscopre ‘teatro diffuso’ allorché anche la platea diventa spazio scenico, coinvolgendo emotivamente anche gli spettatori.
Ineccepibile la regia: Vittorio Bonaccorso (interprete anche nel ruolo di Macbeth) supera sé stesso e stupisce sempre più per la competenza nel riuscire a cogliere gli elementi essenziali da valorizzare; con la sua geniale creatività storia e personaggi acquistano vitalità e credibilità, sostenuti anche dalle originali strategie sceniche. Federica Bisegna perfetta nel ruolo (ma anche costumista eccezionale e talentuosa), con la passionalità che la caratterizza, rende la sua Lady Macbeth più che credibile.
La Compagnia G.o.D.o.T. ha raggiunto livelli di elevata professionalità, e la qualità interpretativa che dimostra sistematicamente merita gli applausi che gli affezionati spettatori dedicano a ogni rappresentazione.
Ecco i nomi dei componenti il cast: oltre ai già citati Federica e Vittorio, Benedetta D’Amato, Alessandra Lelii e Anna Pacini, Anna Passanisi voce di Ecate, Alessio Barone, Angelo Lo Destro, Cristiano Marzio Penna, Lorenzo Pluchino, Mario Predoana, Marco Cappuzzello, Leonardo Cilia, Andrea Lauretta, Emili Mankolli, Maria Flavia Pitarresi, Althea Ruta, Mattia Zecchin; le musiche di Verdi sono state adattate da Alessio Barone.
Tutti bravissimi, ma una menzione particolare vorrei rivolgerla alle ‘deliziose streghe’, sempre presenti in scena, pur apparendo e scomparendo magicamente, compresa la multiforme Ecate (personaggio enigmatico, mitologicamente dea degli incantesimi, degli spettri, protettrice degli incroci e dei passaggi liminali) ...
Bravissimi ancora e complimenti.
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