Roberto Farruggio su "Lisistrata"
Roberto Farruggio su "Lisistrata":
Nella vita, vorrei essere diretto da Vittorio Bonaccorso. Vestito con abiti sgargianti e “ALLA MODA” da Federica Bisegna. Avere Lorenzo, Alessio come fratelli, Mattia, anche Benedetta come sorella o Alessandra e Federica come cugine. Insomma, vorrei essere un Godot di cognome, avere la stessa genìa della Compagnia con la quale sono cresciuto negli ultimi 10 anni, dall’esatto momento in cui entrai al Teatro della Scuola dello Sport, se non ricordo male, per assistere per la prima volta a una loro rappresentazione, L’Aumento di Georges Perec, anno domini 2014 (anche qui, se non ricordo male). Mi piace considerare Lisistrata come la summa di tutte le mie esperienze Godot da 10 anni o quasi a questa parte, ed è da un decennio che commento con i miei post qui su FB le loro mise-en-scène.
I miei commenti delle rappresentazioni sono frutto delle emozioni che mi suscitano, delle conoscenze che grazie a Godot ho potuto ampliare nel campo letterario e dei ricordi che esse schiudono ancora una volta in me, ricordi a volte legati a fatti personali, e che spesso si originano dall’invenzione di un momento, in quest’ultimo caso l’attimo in cui ho pensato alla mia vita diretta da Vittorio, agghindata da Federica etc… etc… Ecco il motivo per cui non le ho mai chiamate recensioni, anche perché non sono capace di scriverne una che abbia i requisiti di una vera e propria recensione. Chissà poi quali siano e se esse debbano avere delle regole! Per #lisistrata comunque ho letto tanti commenti di amici e di gente che non conosco riportati da Federica che mi hanno lasciato a bocca aperta. Io non ricordo se circa un decennio fa le vostre rappresentazioni fossero commentate da tantissime persone come avviene oggi dopo ogni vostra impresa teatrale (fatto che prova come ormai siate diventati un vero e proprio fulcro culturale, e non solo, come altre realtà di questa nostra città). Ricordo a dire il vero i tanti commenti dell’amica Celestina, non altro, ma probabilmente ciò al fatto che a quel tempo io non avevo tanti amici su questa piazza virtuale di FB. Eccomi dunque a Lisistrata e, per la verità, alle tre rappresentazioni di Palchi Diversi Estate al Castello di Donnafugata che hanno reso sfavillante questa 14° edizione. Macbeth, Il Malato Immaginario e, per l’appunto, Lisistrata. Richio di essere ripetitivo su Lisistrata, ma i molti temi racchiusi nella commedia presentata per la prima volta 2500 anni fa sono stati gestiti alla prefezione da Vittorio Aristofane. Mi direte che la Godot ha seguito quasi di pari passo il “copione” che il commediografo ateniese scrisse per la sua messa alla berlina, tra le altre cose, della quasi trentennale guerra del Peloponneso. Ma la Compagnia G.o.D.o.T. non si limita solo a questo, ci mancherebbe.
Negli adattamenti che spesso Federica Bisegna fa delle opere messe in scena e i relativi costumi che destina loro, nella regia di Vittorio e nelle sue scene vi è un così grande “impadronirsi” delle opere stesse che spesso i loro autori si aggirano sul palco orizzontale della Maison GoDot o verticale del Castello di Donnafugata, quasi stupiti dalla atavica fame che tutti gli attori, compresi i Maestri Vittorio e Federica, hanno delle loro creazioni. Un cannibalismo letterario e culturale che coinvolge e appassiona il pubblico e ogni volta, almeno per quanto mi riguarda, mi contagia in modo tale da farmi ridiventare quasi uno scolaretto degli anni miei migliori in cui i libri erano la mia compagnia quotidiana e che ritorno a sfogliare in relazione a quel che ho visto sul palco Godot, come per esempio avvene con “Cechov in corridoio” di Federica Bisegna, tratto da Anton Cèchov, qui il mio commento di allora per qualcuno che lo volesse leggere, https://www.rfcomunicazioni.eu/.../Recensione-Compagnia....
Dalla truce storia di Macbeth, dell’esilarante Malato Immaginario di Molière fino allo sberleffo dell’ateniese Aristofane, castigatore matto della guerra e dei costumi di allora che, aihmè, poco differiscono da quelli attuali (in tinte fosche di un b/n che non potrà mai essere sgargiante), ecco che la Compagnia G.o.D.o.T. ha nuovamente attraversato secoli di letteratura di cui ha incarnato le pagine, facendole diventare vive per tutti noi. Io che ho avuto la fortuna di assistere al modus operandi della Compagnia, soprattutto alle prove che precedono la posa in atto delle opere (anche in qualità di allievo con scarsissime qualità), sono il martire di tutto ciò! Cosa c’è? Sto sbagliando qualcosa? Ahhhh…. ho capito… il termine martire non vi suona bene perché “testimonia” un non so che di dolore e sofferenza fino a una truce morte per aver condiviso l’esperienza Godot? Capisco, ma voi, miei cari, sapete meglio di me il vero significato del termine “martire”. Martire dal greco μάρτυς, cioè, testimone per l’appunto. Tralascio qui tuttte le accezioni e i riferimenti a fedi religiose o altro, e mi piace pensare che noi spettatori, ad ogni rappresentazione Godot, siamo dei “martiri” dell’enorme passione che il gruppo dei nostri mette dentro. Credo quindi che il Teatro Godot sia davvero, come mi disse Vittorio anni fa (e lo ribadisco sempre) dapperttutto, perché in primis è dentro di noi e ce lo portiamo a spasso incollato all’anima, e ci fa pure bene. Talmente bene che io disprezzo, questo si, lo spregevole modo di dire racchiuso nella frase “qui non si fa mica teatro”, come a dire…. qui si fanno solo cose serie, non possiamo perder tempo con “amenità” o altro! Quanto di più sbagliato per il sottoscritto.
Il teatro è pianto, è lasciarsi andare alla gioia più assoluta, è relazione, pensiero, pausa, assalto, il teatro è postura, voce, silenzio, il teatro è cammino, luce, buio, disperazione, speranza, prova, successo, sconfitta, servizio, esempio, educazione, il teatro è formazione, il teatro è gioco, attesa, ricordo, riflessione, intuito, movimento, rimpianto, il teatro è condivisione, inclusione, solitudine, è pace, dolore, piacere, sangue e sudore, il teatro è dolce, amaro, è perdono, vendetta, il Teatro è amore, sogno, illusione, realtà, il teatro è Vita! Sono stato attraversato da questi stati d’animo negli ultimi 10 anni da spettatore Godot, da Georges Perec a Aristofane. Non è facile mettere insieme le parole per descriverli ma forse le si può condensare in una sola, ricordo per l'appunto, e anch’esso resta incollato all’anima! Qualcuno scrive che il ricordo non si può vedere, non si può toccare, non si può udire ma è così grande che non si può distruggere. Allora vorrei che noi tutti ci ricordassimo di queste 14 edizioni di Palchi Diversi Estate presso il Castello di Donnafugata. E che l’anno prossimo ci sia ancora la possibilità di godere della magia di un palcoscenico che arriva fino al cielo, di cui il Castello stesso è scenografia cangiante a seconda delle mise en scène Godot e Hotel 5 stelle Superior per ospitare i vari autori cui ogni volta la Compagnia si affida, da Perec ad Aristofane, perpetuando così, se mi permettete, l’incanto “scaligero” del nostro territorio.
Palchi Diversi Estate, Bene Pubblico da difendere con le unghie e con i denti.
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