La dott.ssa Sabrina D'Amanti su "L'Ultima ribalta"
Sabrina D’Amanti:
Attilio Vecchiatto
Il teatro nel teatro di un grande attore raccontato da Gianni Celati. In un alternarsi di battute che generano sorriso in chi ascolta e affermazioni amare, che stimolano pesanti riflessioni, si dipana una densa dissertazione sull'esistenza. Da una parte la complessità della vita, dall'altra la banalità del vivere degli uomini. L'effimero che appiattisce gli animi, non dà spazio per elevare le menti.
E di questo soffre Vecchiatto, che alla fine della sua lunga carriera di attore si trova davanti un pubblico distratto e incapace di capire, metafora di una società appiattita, omologata, conformista, distante dal comprendere persino se stessa. L'apoteosi del testo si raggiunge alla fine. 《Essere o non essere》recita Carlotta, moglie di Attilio questo è il dilemma, ...degli asini però 》aggiunge Attilio.
All'interno di una visione cupa e negativa, egli reputa l'esistenza priva di ogni logica e piacere, piuttosto fonte di struggimento, tanto da preferire il riposo della morte agli inutili affanni del pensare che non approda a nulla se non alle angosce di un mondo misero. Le masse si lasciano coinvolgere da una TV che spegne il pensiero e questo non dà pace ad Attilio (si pensi ai condizionamenti di oggi della rete). 《Bastano trenta serate davanti all'apparecchio di televisione e non avrete più alcuna passione per le cose sottili e dissonanti. Ammirerete sol l'ostentazione, le becere battute accattivanti, il culo e le tette debordanti di un'oca stridula da esposizione》.
La banalità di cui di affligge Attilio è la causa della morte del pensiero, di ogni sua espressione e, in ultima analisi, anche del Teatro. Molti altri i punti toccati dal testo tra cui quello della vecchiaia come fase dell'esistenza che questa società non accoglie, non comprende e a cui non prepara (questo punto lo tratto anche io in un brano del mio romanzo ).
Alla fine dello spettacolo rimane il dubbio se Vecchiatto sia davvero esistito, se sia invece prodotto della fantasia di Celati, o più semplicemente emblema della rappresentazione scenica che è la vita, in cui siamo tutti "recitanti" e nessuno spettatore. Bravi Compagnia GoDoT
P. S. Ogni lettura rimane parziale perché il testo è troppo denso...io ci ho messo le mie parti risonanti...ma ce ne sono tante altre Buona visione a chi andrà a vederlo nei prossimi giorni
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