Il bel coraggio della Godot Lisistrata è andata in scena come la voleva Aristofane
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27 Agosto, La Sicili
di Giuseppe La Lota
Ragusa. La 14esima edizione di “Palchi diversi” chiude col botto con una processione falloforica e con i genitali a giganteggiare
Compagnia Godot senza veli e senza censure a fine stagione. Con Lisistrata di Aristofane, portata in scena dal 21 al 25 agosto, ha chiuso col botto la 14esima edizione di Palchi Diversi al Castello di Donnafugata. Sarà un testo da fare attivare il “parental control” per i minori di 14 anni, ma a Vittorio Bonaccorso e a Federica Bisegna, coppia mattatrice e consolidata da tanta carriera, il coraggio nell’azione e nella parola non fa difetto: hanno avuto l’audacia di portare il testo aristofaneo esattamente come il commediografo greco l’ha scritto ed esibito al pubblico nel 411 a. C. Sarà un testo lascivo e scurrile, accompagnato da una processione falloforica dove giganteggiano genitali di proporzioni priapeschi e in crisi di astinenza, pronti a riabbracciare le amate mogli ateniesi e spartane che altrettanto ardono di fame sessuale arretrata e stimolata dall’astinenza bellica, ma è un’opera straordinariamente autentica. Sarà pure un testo che fa storcere il naso a bigotti, bacchettoni e baciapile, ma Lisistrata tocca direttamente il cuore del problema sociale: la pace nel mondo. In un tripudio di canti e di colori scenici che attraverso i costumi rappresentano tutti gli Stati attualmente in guerra, la compagnia Godot ha divertito e soprattutto fatto riflettere gli spettatori locali e turisti accorsi anche da diversi comuni d’Italia. “Fate l’amore, non fate la guerra”, recitava quel brano musicale dedicato al conflitto nel Vietnam. Aristofane anticipò a modo suo una forma di pacifismo un po’ utopistico, se vogliamo, perché i guerrafondai di ieri, di oggi e di domani si trasformerebbero in un esercito di onanisti piuttosto che deporre le armi per dominio e potere. Un testo teatrale vietato ai minori che inspiegabilmente Tinto Brass, il re del cinema erotico italiano, non ha mai pensato di trasformare in un film magari stile “Salon Kitt”. Tutta materia brassiana, la pièce Lisistrata che il regista Vittorio Bonaccorso (pur assalito da comprensibili tormenti), ha portato integralmente in scena sulla scalinata del castello. Mattatrice Federica (Lisistrata), e poi Vittorio nei panni del vecchio ateniese (oltreché regista), entrambi attorniati da bravissimi attori nascenti come Alessio Barone (il commissario), Emma Bracchitta, Monica Chessari, Rossella Colucci, Benedetta D'Amato, Federica Guglielmino, Alessandra Lelii, Francesca Lelii, Anna Pacini, Cristiano Marzio Penna, Lorenzo Pluchino, Althea Ruta, Maria Grazia Tavano e i piccoli Carlotta Armenia, Leonardo Cilia, Sara Mirabella, Aida Munda e Amelia Gurrieri. Satira, divertimento, ma anche tanto dramma sociale e attuale nel testo di Aristofane. La donna prova dolore due volte, dice Lisistrata alle altre mogli radunate nell’acropoli ateniese per fermare la guerra del Peloponneso: la prima volta quando mette al mondo i figli; la seconda quando li vede partire per la guerra”. Se bastasse un amplesso a fermare un conflitto, nel mondo avremmo solo pace, amore ed armonia. Aristofane con la sua ineguagliabile e irriverente satira attraverso Lisistrata e lo sciopero del sesso riuscì a fermare la guerra; i guerrafondai del 21 secolo, purtroppo, per dirla all’Aristofane, preferiscono impugnare le armi e poi stuprare le donne sottratte al nemico perdente. E con Lisistrata chiude la 14esima rassegna al Castello di Palchi Diversi. Ci sarà la 15esima? Per ora è polemica su chi e come dovrà gestire il castello nella prossima estate. Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, che non sono certo attori di primo pelo, fiutano stravolgimenti epocali. E non positivi. Lisistrata mette le mani avanti con una frase finale della commedia che Aristofane non ha scritto e che con tanta ironia invita la politica e i privati a «trovare un accordo senza danneggiare nessuno con delibere, determine e partenariato al 50%. Poi sono 5 minuti di applausi, il giusto e meritato tripudio per un lavoro massacrante che non ha prezzo per compensare i sacrifici compiuti dalla compagnia per portare in scena Shakespeare, Molière e Aristofane. Ma un dubbio ci assale. Come mai i lavori della Godot non trovano ancora spazio in teatri di nobile tradizione come il Naselli di Comiso, il Garibaldi di Modica e il Colonna di Vittoria?
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