Gino Carbonaro su "La cantatrice calva"
La-cantatrice-calva? Titolo assurdo di un lavoro teatrale "assurdo", del grande drammaturgo di origine rumena, Eugène Ionesco, ieri sera a Ragusa, al 273 di via Carducci, nella sede della Maison G.o.D.o.T, in una interpretazione originalissima, che ha tenuto in sospeso da subito, e per tutto il tempo, noi spettatori: incantati.
Ricordo. Negli anni Sessanta, quando si parlava di Ionesco veniva spesso associato a Pirandello, e ieri sera, ho avuto modo di collegare “La cantatrice calva” ai pirandelliani “Sei personaggi in cerca di autore”: difatti, anche qui i personaggi sono sei, e tutto il dramma è una analisi-denunzia fatta sarcasticamente alla nostra società, al nostro vivere fatto di valori, che valori non sono: parole vuote di significato, denunzia-accusa-ironia-sarcasmo che ci portano a un sorriso amaro, doloroso, che fa riflettere sul senso del nostro esistere.
E viene da classificare l’opera non come Commedia (che sollecita il sorriso), ma come Dramma-Tragedia, dove non muore nessuno, ma dove tutto fa riflettere sul senso del nostro vivere. Un genio Ionesco: considerazione che può essere fatta dopo la “lettura” dell’opera, ma un genio il nostro Vittorio Bonaccorso per la interpretazione che ha dato all’opera del grande rumeno.
Perché? Va considerato che il Teatro è opera che formalmente è portata sulla scena con la collaborazione di tante mani: dall'autore a sceneggiatori, attori, fonici, luci, costumisti, e soprattutto registi. E nel nostro caso io sono rimasto incantato di ciò che di Ionesco è stato portato sulla scena. Ionesco c’era, al 50%, ma genialità del regista, bravura degli attori, fonici, scenografi e quanti altri, erano presenti per l’altro 50%.
L’opera di Ionesco portata sulla scena esce dal libro, e nasce e vive in un mondo che è nelle mani del regista. E il palcoscenico diventa un quadro circondato da una grande cornice, all’interno della quale il regista crea, dipinge, colora, anima, dà vita, e ogni movimento è pennellata di un’opera dinamica, che riflette la vita di tutti noi, e contiene tutto.
Mi viene da pensare che esistono registi che fanno sedere gli attori sulla scena, li immobilizzano, e li fanno parlare in dialoghi assurdi di un’opera assurda, staticità voluta, ma ci sono registi come il nostro Vittorio che hanno fissato il concetto, l’idea, il principio che il teatro è tutto: a partire dalla parola, dal suono, dalla musica, dai colori, dalle luci, e soprattutto dal movimento. E in questo caso? Il movimento era ovunque e sempre (dalla pipa che si muoveva nella bocca del primo attore, al finto ago che cuciva una finta calza nelle mani della nostra Federica Bisegna). Movimento, ma “anche” (e soprattutto) mimica che è parte del teatro, mimica che travolge e incanta chiunque; e la realizzazione della mimica? È il risultato della fantasia e della invenzione del nostro regista.
Questo ho capito da questo stupendo lavoro offerto da ragusani alla cittadinanza ragusana. E ho capito che alla base di tutto, il sostegno e la forza del tutto è un impianto filosofico che non può essere dimenticato. Filosofia occulta, ma potente struttura a sostegno dell’opera.
Per chiudere? Va affermato che letta su un libro “la Cantatrice calva” è una cosa, ma (trans-)portata sulla scena dalla genialità (ripeto: genialità) di Vittorio Bonaccorso è un’altra cosa.
Viva il Teatro, che in questa nostra Terra iblea vive momenti di grande splendore, e un elogio immenso agli Attori (“A” maiuscola) superlativamente bravi. Sei in tutto a partire da Vittorio, Federica, e ancora Alessio Barone, Rossella Colucci, Benedetta D’Amato, Lorenzo Pluchino.
E per chiudere va detto che tutto in questa opera era al suo posto. Alla perfezione. In armonia. Totale. Grazie G.o.D.o.T.
Gino (il) Carbonaro
a me
Vittorio ciao, in verità le mie parole riportano impressioni e concetti che mi vengono in mente quando tu/Voi recitate.
Quello che registro? Una "passione-immensa" per ciò che scegli e vuoi portare sulla scena. Passione per i dettagli, per i particolari (quella pipa che si muoveva? Un esempio!), passione per la musica, la mimica, la qualità dei suoni, i colori, il vestiario, per esprimere ruoli e funzioni del Teatro. E ancora? l'aver registrato il fatto che tutto ciò che devi riportare sulla scena deve diventare tuo (tuo e di Federica che si collabora a carta carbone) tuo e di tutti i tuoi attori, bravissimi. Ciò vuol dire che, nel rispetto degli Autori, tu ti appropri del dramma-tragedia-commedia per farli (soprattutto) tuo. E io che registro, noto e apprezzo, sento di dover gridare i miei pensieri al mondo. Soprattutto perché registro il fatto che la vostra capacità creativa è a livelli superlativi. Impressionanti. Assoluti. Mondiali.
Abbraccio. GINO
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