Campane a festa: briosità, colori, gags e piroette linguistiche in un variegato spettacolo che sembra quasi un incantesimo
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Dopo lo straordinario successo delle rappresentazioni del 28-29-30 marzo 2025 dello spettacolo brillante“Campane a festa” portato sulle scene dalla Compagnia G.o.D.o.T di Ragusa, hanno avuto luogo diverse repliche nei giorni 4-6-11-12-13 aprile alla Maison Go.doT, di via Carducci,n.265.
Un interessante lavoro a cura di Federica Bisegna che, con meticoloso studio e viva passione per il teatro, riesce a creare o a rielaborare delle pieces teatrali di apprezzabile livello, finanche con la scelta dei costumi, completando il tutto con delle interpretazioni professionali pressoché perfette.
Oltre a lei, sul palco anche Vittorio Bonaccorso, che ha curato una sapiente regia, Rossella Colucci, Benedetta D’Amato, Alessandra Lelli, Angelo Lo Destro, Anna Pacini, Lorenzo Pluchino e Rita Scrofani.
Un meritatissimo omaggio ad Achille Campanile, talento indimenticabile, di certo uno dei più grandi autori italiani di arguti testi comici che fanno ridere con intelligenza e lasciano basiti e senza fiato gli spettatori con l’uso di straordinari giochi di parole che fanno quasi “perdere la testa” nel fluire frizzante ed esilarante del linguaggio che diventa raffinata opera d’arte, oltre che un diretto e pungente strumento di comunicazione il quale scorre veloce e senza freni, oscillando fra umorismo, ironia ed elegante comicità.
Di recente è stato pubblicato “ Grazie, arcavolo!” , un volume curato da Angelo Cannatà e Silvio Moretti, nel quale sono raccolti i gli scritti inediti e dispersi di Campanile e altri suoi gioielli tratti dallo sterminato archivio dell’autore delle “Tragedie in due battute”, “ Battista al Giro d’Italia”, “In campagna è un’altra cosa”,” Agosto moglie mia non ti conosco”, “ Centocinquanta la gallina canta” e da tutti quegli altri romanzi infallibili, perfetti testi teatrali che all’inizio la gente non capiva (a teatro fischiavano, ululavano, volevano indietro i soldi del biglietto — Campanile, paziente, aspettava dietro le quinte, finalmente usciva sul palcoscenico e diceva: «Se state buoni, ve ne facciamo un altro pezzettino»), ma poi col tempo sono diventati dei classici che hanno deliziato e fatto ridere alle lacrime intere generazioni.
E’ davvero sterminato l’archivio di Achille Campanile, abituato a scrivere sui pezzetti di carta, nel retro delle buste, a conservare tutto e, pare, disordinato all’inverosimile, prima che lo sistemasse per bene suo figlio Gaetano.
Grazie a Silvio D’Amico , che non sapendo se avesse a che fare con un genio o con uno squilibrato, nel dubbio gli diede una possibilità, Campanile fu presentato e introdotto al mondo della cultura degli anni Venti, facendosi notare perla sua spiccata vocazione per una composizione anticonvenzionale, incline alla ricerca dell’effetto e all’umorismo surreale.
Veramente sorprendete e originale il lavoro svolto dalla compagnia Godot, sempre attenta a mettere in scena testi teatrali di altissimo livello, distinguendosi per prestazioni artistiche e qualità delle opere dalle altre realtà dilettantistiche che operano dal territorio.
Il teatro di via Carducci sembra avvolgere in modo accogliente gli spettatori che si sentono e si vedono molto vicini a quel palco dallo sfondo colorato e illuminato a regola d’arte dove vanno e vengono velocemente gli attori che si fanno una sola cosa con il pubblico in mezzo a cui si muovono, assumendo tante forme, trovandosi in molti luoghi immaginari e trasformandosi come per magia in diversi personaggi grazie al trucco, al vestiario e alle parrucche colorate che si intonano perfettamente con il contesto e la rappresentazione tutta.
“Campane a Festa” ha pienamente attinto materiali da una tra le prime sue opere le Tragedie in due battute (rappresentate per la prima volta intorno al 1925) le quali costituiscono certamente un contributo di grande innovazione e un’opera in sé irripetuta e irripetibile. Si tratta di piccoli atti, sceneggiati per il teatro, effettivamente composti da un numero irrisorio di battute (termine usato nel senso del gergo teatrale e non in quello umoristico).
Lo spettacolo, animato da una colonna sonora veramente azzeccata, ha presentato delle scene in cui a brevissimi quadri di poche battute fulminanti, si sono alternati dei quadri più articolati ambientati ovunque e in occasioni varie, spaziando dal contesto aristocratico a quello borghese.
Un discorso a parte forse meriterebbe il velato simbolismo presente in alcuni quadri dove un enorme ciambellone portato in occasione di una festa di fidanzamento, diventa l’icona del formalismo attirando l’attenzione degli ospiti e mettendo in secondo piano l’occasione specifica dell’evento, oppure i fatui e schiocchi battibecchi che mettono in crisi due coniugi e diventano il simbolo della superficialità e della difficoltà di comunicare.
Lo stile di Campanile, praticamente oggi riconoscibile e inconfondibile al primo assaggio, si compone di una prosa curata, precisa, pignola, con costante ricerca di impeccabilità linguistica. Nella grande ed esperta conoscenza della lingua, e nel sapiente uso del lessico (solo apparentemente popolaresco, in realtà rigorosamente studiato e sofisticato), affonda la radice della non comune capacità di allestire spettacoli della logica che, in qualche assonanza (o piuttosto consonanza) con effetti tipici pirandelliani, ridicolizzano la più istintiva delle convenzioni sociali, la parola, e attraverso questa le convenzioni stesse
L’umorista tra l’altro è uno che istintivamente sente il ridicolo dei luoghi comuni e perciò è tratto a fare l’opposto di quello che fanno gli altri. Egli è uno che fa il comodo proprio: è triste o allegro quando gli va di esserlo e sa osservare la realtà e le contraddizioni degli uomini nei suoi aspetti più grotteschi.
Come tutti gli umoristi Campanile fu sottovalutato per anni da tutta la critica ufficiale; la sua “riscoperta” da parte del pubblico e della critica negli anni settanta rese giustizia a uno dei più grandi umoristi italiani, grazie a Umberto Eco che apprezzò lo stile e la modernità del suo umorismo paradossale e surreale.
E adesso anche La compagnia Go.Dot , grazie al suo ammirevole impegno, ha riportato in vita il lampo e il fulgore delle sue battute, la briosità leggera del suo linguaggio e la sua particolare rappresentazione della realtà che, frantumandosi in tante scene , riesce a far “festa”, non dimenticando l’importanza di farlo con “la testa”.
Encomiabile infine anche l’attività formativa dell’Associazione nei riguardi di bambini, giovani e adolescenti coinvolti che, nutriti dalla linfa teatrale, riusciranno a gustare fino in fondo il senso del teatro e a mantenere integro il fanciullino che c’è in tutti noi, diventando capaci di osservare il mondo con gli occhi puri e scevri dai condizionamenti e dalle “devianze” che provengono da altre forme di intrattenimento presenti nel nostro tempo.
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