Note di regia
Così come abbiamo cercato di fare con le opere di Shakespeare, durante la stagione passata al Castello (per il 400° dalla morte del grande Bardo), anche per la smisurata opera del premio Nobel Luigi Pirandello (nel 150° dalla nascita) proponiamo, sulla stessa incantevole scalinata all’interno del parco, alcune delle scene più belle dalle opere più famose: da Questa sera si recita a soggetto a La vita che ti diedi, da Sei personaggi in cerca d’autore a La patente, da Così è, se vi pare a Lumie di Sicilia, da La giara a L’uomo dal fiore in bocca, da L’altro figlio a Il berretto a sonagli, da Vestire gli ignudi a Enrico IV, da Trovarsi a Liolà.
Ci pregiamo coinvolgere per questo allestimento il grande Massimo Venturiello, uno dei più talentuosi ed eclettici attori italiani del teatro, del cinema e della televisione. Ci onoriamo soprattutto della sua amicizia – Massimo è stato ospite della stagione 2015/2016 di Palchi Diversi, durante la quale ha tenuto per noi uno stage di grande successo.
Affrontare Pirandello vuol dire addentrarsi in un ammasso globulare “sferico” gigantesco, che non “ruota” ma oscilla dall’esterno verso l’interno e viceversa. Se ruotasse col tempo diventerebbe piatto, come sono quasi tutte le galassie: sarebbe più a portata di “telescopio”.
Pirandello, anche se pone al centro quasi sempre lo stesso “buco nero” che trangugia tutto quello che gli sta intorno, riesce ad espandersi ed a contrarsi per rinnovarsi continuamente. Quando ci pare di aver tracciato la sua “orbita”, ecco che ce lo ritroviamo “anni luce” lontano da noi e, al tempo stesso, vicinissimo, in una sorta di “wormhole” del pensiero.
Con il suo rigoroso e puntiglioso scandaglio riesce a toccare ogni corda dell’animo umano interrogando le nostre più remote paure o incertezze sul senso del nostro stare al mondo, nella continua ricerca dell’identità (tema ricorrente) tra verità e follia, facce opposte della stessa medaglia. Il suo è un teatro “non teatro” e, al tempo stesso – giacché troppo vicino al reale – così onirico, se è vero che: “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”. E proprio come Shakespeare, Pirandello, più si legge e più ci lascia degli interrogativi; o meglio, dalle risposte fa nascere continue e sempre più complesse domande, così come deve fare ogni grande artista che si rispetti.
Noi ci accostiamo a tale vastità: “…come un mendico davanti ad una porta in cui non potrà mai entrare: chi vi entra, non sarete mai voi, col vostro mondo dentro, come lo vedete e lo toccate; ma uno ignoto a voi, come quell’altro nel suo mondo impenetrabile vi vede e vi tocca…” (Enrico IV).
Vittorio Bonaccorso