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La sinfonia del destino

Commedia brillante
Maison GoDoT

Note di regia

“Amo è la parola più pericolosa per il pesce e per l’uomo!”
(Groucho Marx)”


Io e Federica portiamo in scena questo spettacolo da 28 anni. Il testo è liberamente tratto da un atto unico e da una commedia di Aldo Nicolaj: “Il belvedere” e “Non era la quinta era la nona” quest’ultimo, il suo testo di maggior successo. Lo spettacolo è stato portato con grande successo di pubblico, grazie al ritmo incalzante e ai dialoghi scoppiettanti, anche all’estero: a Basilea per la Settimana Internazionale della Lingua Italiana presso il Basel Teather e a Malta all’interno delle manifestazioni per l’Hystorical Cities Festival curato dall’Istituto di Cultura Italiana, nel 2009 è stato replicato al Teatro Cometa Off di Roma con grande successo di critica e di pubblico.
Per la prima volta, proprio per festeggiare i 20 anni di Palchi Diversi, debutterà alla Maison GoDoT.
Di Nicolaj abbiamo messo in scena diverse opere tra cui La signora e il funzionario e, tra le ultime produzioni di successo, Prove tecniche di misfatto, un adattamento de La prova generale. Attento ritrattista della figura femminile Nicolaj dipinge, con la sua tipica ironia, donne che sono specie di forze della natura, peggiorate dalla cultura, nei confronti delle quali l’uomo è soccombente. È in questa realtà che si strutturano i rapporti di coppia, l’incomprensione e l’egoismo piccolo borghese, motore di un circuito a doppio senso che porta alla distruzione delle normali regole di convivenza e alla costruzione di stimolanti e perverse alleanze, la cui inutile e ridicola violenza ci riporta al perenne incontro-scontro tra uomo e donna. La scelta di queste due opere nasce proprio dalla curiosità di scoprire, se pur nella finzione, fino a che punto si può spingere questo scontro.
L’unione dei due personaggi femminili in uno (Eva, questo il nome emblematico), fa sì che le caratteristiche peggiori di quello che per antonomasia è il sesso “debole” si accentuino, scatenando una serie di paradossi e di colpi di scena, in un ritmo frenetico. La scena volutamente minimale vuole dar risalto alla propensione che abbiamo per un teatro senza orpelli (mobili, stanze, ecc.): una normale panchina diventa auto, letto d’ospedale, manicomio, in una sorta di disegno animato in cui i due protagonisti passano dall’essere come i due fidanzatini di Raymond Peynet per trasformarsi in due cinici clown.                                                                       

Vittorio Bonaccorso