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Il matrimonio di Barillion

di Georges Feydeau
e Maurice Desvallières

con

Federica Bisegna
Vittorio Bonaccorso
e gli attori della compagnia
Regia e Scena - Vittorio Bonaccorso
Costumi - Federica Bisegna

Note di regia

Testo pirotecnico e divertentissimo di una delle penne più geniali che la drammaturgia abbia mai conosciuto: Feydeau, autore prolifico di quella che fu la stagione magica del teatro e che segnò una svolta nel genere della commedia.

"A quale età un uomo deve prender moglie? Da giovane non ancora, da vecchio mai"

(Diogene il Cinico)

Dall’articolo pubblicato nel 1890 in Les Annales du théâtre et de la musique di Édouard Noël:

“Il 10 marzo si è tenuta la prima rappresentazione di Il matrimonio di Barillon, commedia-vaudeville in tre atti di Georges Feydeau e Maurice Desvallières. È bella la gioventù!… E Feydeau e Desvallières giovani lo sono a tutti gli effetti, giovani e spavaldi… di quella spavalderia tipica della giovinezza. Scrivono qualsiasi cosa passi loro per la testa e così, affidandosi a una tematica già trattata da numerosi vaudeville – a partire dal più antico Tagliatore di teste di Paul Siraudin ed Édouard Lafargue, fino al più recente Mariti senza mogli di Marc-Antoine Désaugiers e Michel Joseph Gentil De Chavagnac – hanno scritto Il matrimonio di Barillon, una follia teatrale coi fiocchi che il pubblico accetta come tale. Ed ha riso molto, il bravo pubblico, uscendone, quindi, disarmato – non c’è che dire, la gioventù ha decisamente i suoi pregi – e anch’io che, in questo contesto, volevo svolgere il mio ruolo di critico e di giudice severo, ho riso di gusto. Non ne vado fiero, ci tengo a sottolinearlo, ma ho riso: che volete farci!
Volete conoscere la trama di Il matrimonio di Barillon?… Ah, no! Non chiedetemi questo! Mi limiterò a narrarvi brevemente la storia, tutto qua, e spero che vi basti: nel giorno in cui deve sposarsi, il protagonista Barillon, si ubriaca e schiaffeggia un uomo al quale, per cavarsela, ha comunicato le generalità di uno spadaccino amico suo, tale Alfonso D’Artagnac (ogni riferimento a D’Artagnan è puramente casuale!). Quest’uomo si rivela essere Il sindaco davanti al quale il protagonista deve per l’appunto sposarsi. Così, vediamo Barillon correre da una parte all’altra, con tutto il corteo nuziale al seguito, nel tentativo di evitare di farsi riconoscere dall’ufficiale dello stato civile. Ma il “corteo” lo riconduce al punto di partenza e Barillon, con il viso avvolto in un fazzoletto (il sindaco non si accorge di nulla), si sposa con tutti i crismi con Virginie Pornichet, sua fidanzata. Ah, certo! E voi pensate che se la caverà così? No, perché in realtà il protagonista si è sposato con la suocera, la signora Jambart: i registri dello stato civile lo attestano, e tutto per colpa di quell’ubriacone di Topeau, un impiegato del comune come se ne incontrano pochi che ha commesso un imperdonabile errore. È su questa gaffe che ruota la pièce: “Sono la moglie di mio genero!”, “Sono il marito di mia suocera!” e le dissennatezze non si contano più!”