Note di regia
“D’ora in avanti tu chiamami “Amore”
(da Romeo e Giulietta di W. Shakespeare)
La più grande e più famosa storia d’amore, articolata in 154 sonetti (senza contare il 155° nascosto fra le parole della dedica dell’autore), che si sviluppa per sequenze che hanno spesso l’intensità di vere e proprie scene drammatiche. Pubblicata per la prima volta nel 1609, probabilmente senza l’autorizzazione dell’autore, la raccolta comprendeva anche il poemetto “Lamento di un’innamorata” e viene divisa, ormai per consuetudine, in due grandi parti: la prima, che va dal 1° al 126° sonetto, è rivolta ad un giovane, bellissimo amico (il fair youth); la seconda, che va dal 127° al 154° sonetto, rivolta invece ad una donna, la famosa dama bruna (dark lady). Ciò dato sicuramente dalla necessità di non approfondire la ricerca di altri segreti ben più scottanti (è noto che i Sonetti sono dedicati anche ad un uomo, il bellissimo conte di Southampton). L’ordine in cui furono stampati i Sonetti sicuramente non è quello che avrebbe scelto Shakespeare. In ogni caso, è unanime il giudizio che sono un’opera di controversa interpretazione e lasciano margine a molti enigmi e suggerimenti. Per esempio che il Canzoniere si snodi attraverso i temi di Immagine, Amore, Tempo, Poesia. Ciò incoraggia a seguire nuove possibili interpretazioni. Anche il loro numero 154 non è casuale e svela l’interesse di S. per la numerologia: l’1 rappresenta l’Espressione, il 5 l’Immagine e il 4 l’Anima. Altro suggerimento è il fatto che l’andamento segua un percorso speculare (crescente – culminante – decrescente), criterio non seguito certo da Shakespeare ma da chi ordinò la raccolta, secondo lo schema:
culminante
Poesia
crescente decrescente
immagine – amore – tempo tempo – amore – immagine.
Le opere di Shakespeare furono scritte solo dopo la sua morte, e furono necessari ben 7 anni di ricostruzione minuziosa dei testi che, fino a quel momento, circolavano sotto forma orale negli ambienti teatrali. I Sonetti però non furono inclusi nell’insieme delle opere, forse perché ritenuti troppo “pericolosi” per il buon nome dell’autore (Benson epurò la seconda stesura del 1640 eliminando i più compromettenti). Al di là di tutte queste disquisizioni, che certo possono dare tantissimi spunti nell’affrontare l’intricata foresta di metafore, resta la straordinaria bellezza di una parola immortale che ammalia e fa riflettere sulla complessità dell’animo umano. Abbiamo scelto tra i Sonetti per noi più belli e appassionanti (alcuni saranno anche in forma cantata), facendoli vivere all’interno di una trama che rimanda alle vicende più intriganti delle più famose opere di Shakespeare.
Vittorio Bonaccorso