Il prof. Gino Carbonaro su "L'ultima ribalta"
Gino Carbonaro:
Teatro / Scuola di Teatro / diretto da Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, alla loro ultima pièce teatrale “L’ULTIMA RIBALTA”/Recita dell’attore Vecchiatto”, di Gianni Celati. Spettacolo proposto in questo fine settimana, e nuovamente verso la fine del mese. Io, che non conoscevo Gianni Celati, e non avevo idea di cosa potesse trattare il dramma, apro il computer, vado alla ricerca dell’Autore, e leggo che Vecchiatto, il protagonista del dramma, era una attore italiano, veramente esistito (figlio di una attrice veneta, nei tempi in cui il Teatro era ambulante), il quale era vissuto per cinquant’anni in Argentina, facendo Teatro, e raggiungendo una notevole fama. Però, rientrato in Italia dopo cinquant’anni, per nostalgia o per chi sa cosa, cercando di fare Teatro, che era il suo lavoro, e di cui viveva, pare si sia ritrovato davanti a una platea vuota. Ovviamente un dramma, e una denunzia contro una umanità che vive “nel più totale buio mentale”: umanità dove l’opulenza è fatta di biscotti, prosciutti, cibo e automobili di lusso, che in realtà nascondono il vuoto della cultura. E le accuse che fa il protagonista Vecchiatto a questo mondo costruito su falsi valori non sono poche.
Il pezzo di Gianni Celati, una “tragedia” che denunzia la “cecità umana”, si ispira a quanto pensato (e detto) dal Vecchiatto, sostituendo il programma della serata, quando ha visto vuota la platea del Teatro. In realtà, il palcoscenico dei GoDoT simula il palcoscenico di Vecchiatto, attore protagonista, supportato dalla moglie Carlotta. Il Dramma, nel quale si porta avanti un interessantissimo monologo, ha la durata di un’ora e venti minuti. Monologo-quasi-soliloquio, interpretato e sostenuto in modo stupendo da una grandissimo inarrivabile Vittorio Bonaccorso, appoggiato mirabilmente da Federica Bisegna, protagonista-interprete eccezionale, in una parte difficilissima, che dà l’idea di quello che è lo spessore teatrale della Compagnia GoDoT e dei suoi Attori, e la potenza di quanto può essere realizzato in questa nostra piccola area provinciale. La scelta di questa pièce è di Federica Bisegna. Vittorio Bonaccorso (regista-interprete) il quale, da attore, indossa l’habitus di Attilio Vecchiatto, per denunziare (anche lui) una cultura “che non fa eccezione neppure oggi”, che preferisce trans-correre una serata in Pizzeria, a godimento dello stomaco, piuttosto che decidere di recarsi (anche) a Teatro per arricchire l’anima, e sostenere la cultura. E grandi (e da ammirare) risultano tuttora gli antichi Greci che non fondavano città senza realizzare in contemporanea un Teatro scavato nella roccia. Chiudiamo, affermando che andare a Teatro, punto di convergenza e redistribuzione di cultura, luminoso faro di luce e di arte vera, è atto nobile, doveroso (e necessario) specialmente perché ci si trova davanti a compagnie innamorate di un Teatro che non delude mai lo spettatore che entra in sala. Spettatore che dopo aver seguito lo spettacolo, ne esce diverso: arricchito. Spiritualmente. Non poco.
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