Note di regia
Pluto è una commedia di Aristofane, andata in scena per la prima volta ad Atene, alle Lenee del 388 a.C., e tratta della più grande utopia: quella di eliminare dalla faccia della terra la povertà e di attuare una distribuzione più equa della ricchezza che premi gli onesti. Prende il nome dal dio greco della ricchezza, Pluto, ed è incentrata sulla diseguale distribuzione tra gli uomini del denaro, movente principale delle azioni umane. Il protagonista è un anziano cittadino di Atene, il povero ma onesto Cremilo, che insieme al servo Carione si reca presso l'oracolo di Delfi. Avendo infatti notato che nel mondo la ricchezza non è suddivisa equamente e soprattutto non premia gli onesti, Cremilo intende chiedere all'oracolo se anche il proprio figlio sia destinato a restare povero o meno. La risposta dell'oracolo è che egli dovrà seguire la prima persona che incontrerà all'uscita dal tempio. Quando Cremilo esce, incontra uno straccione cieco che, ben presto, si rivela essere Pluto, dio della ricchezza. Convinto che la diseguale distribuzione della ricchezza derivi dalla cecità del dio, Cremilo si offre allora di ridargli la vista, in modo che Pluto possa distinguere tra onesti e disonesti e premiare solo i primi. Tra i tanti personaggi della commedia, le argomentazioni più importanti vengono proprio dalla Povertà, la quale afferma che grazie ad essa gli uomini sono spinti ad impegnarsi e a lavorare per costruirsi una migliore situazione di vita, mentre da ricchi si lasciano andare alle mollezze e non producono più nulla di positivo. E questo è ancor più vero per gli uomini politici, che una volta ottenuti potere e ricchezza perdono ogni scrupolo e cominciano ad arricchirsi a scapito del bene comune. Appaiono poi numerosi altri personaggi, che per vari motivi non possono essere soddisfatti dell'equa distribuzione del denaro operata da Pluto: il politico, la vecchia, persino gli dei Zeus ed Ermes. Così tutti gli uomini, una volta che hanno la prospettiva della ricchezza, diventano sordi ai richiami dei valori proposti dalla Povertà, al punto di voler vivere nel lusso più sfrenato senza mai più muovere un dito in vita loro. E in effetti diventano persone peggiori, non più produttive per la società umana. In conclusione, gli effetti di questa utopia si fanno imprevedibili e non prefigurano affatto un mondo migliore, come sperato da Cremilo. Un’opera quanto mai attuale, infatti sembra scritta ieri. Federica Bisegna ha adattato il testo per il gruppo Lab. Junior, semplificando qua e là, sdoppiando alcuni personaggi e inventandone altri che nella commedia originale non esistono. Al gruppo Lab. Baby invece è affidato l’arduo, quanto ironico, compito di spiegare la storia e creare un parallelo tra la Grecia di quel tempo ed oggi, con un prologo ed un epilogo inventati da Federica Bisegna. Un’altra piccola-grande sfida che ci siamo voluti concedere per la chiusura di questa 13^ edizione di Palchi Diversi.
Vittorio Bonaccorso