Note di regia
Come nelle favole più belle, anche in questa ci sono fate, gnomi, maghi e streghe; come in quelle, anche in questa c'è un assistente mago, guardiani di castelli, una principessa, funghi parlanti; ma c'è anche una psicanalista, un'istitutrice, una bimba che nessuno ascolta e una sfera magica; tanto magica da non essere più una sfera ma un cubo: la magica cubosfera. Se l'apparenza però inganna l'occhio, la sostanza resta intatta; è un cubo sì, ma resta sempre magico, all'interno del quale è possibile vedere rispecchiata una realtà trasformata, proprio come succede nei sogni. Si ripropone così l'eterno dilemma tra finzione e realtà, tra attore che interpreta e personaggio interpretato. I ragazzi hanno lavorato anche su questo che, traslato nella vita quotidiana, diventa grande metafora tra l'apparire e l'essere, tra la sembianza e l'essenza stessa delle cose. Anche i personaggi che ruotano intorno allo strano oggetto, sorta di ibrido geometrico, sono doppi e si dividono tra come gli altri li vedono e come in realtà sono. E' meglio portare avanti la propria "normalità", anche se non sempre accettata da tutti o, al contrario, è più giusto fingere di essere altro da sé? Il gioco, per la costruzione di questo spettacolo, nasce intorno a questo grande tema, travestito della leggerezza di una favola per bambini, sublimato dalle musiche originali di Giovanni Celestre. I testi, inventati da Federica Bisegna sono stati scritti seguendo i suggerimenti dettati dalla fantasia dei ragazzi che, con i loro personaggi stranissimi animano storie strampalate. Personaggi e storie che solo a teatro possono avere una loro ragione di "apparire" e, dunque, di "essere".
Vittorio Bonaccorso