Note di regia
Il testo (scritto apposta per i due attori protagonisti), è frutto di una scrittura originale, stralunata e fantasiosa che unisce la capacità narrativa alle invenzioni comiche – surreali. Sulla scena Attilio Armando, prestigiatore molto mago e Veronica Vanessa, volant-zante assistente e vera donna. Lo spettacolo vede protagonisti non solo la parola ma anche la musica e il gesto. Lo spettacolo ha già debuttato al Piccolo Teatro di Catania a dicembre, nella rassegna PALCHI DIVERSI a Ragusa Ibla e per l’Estate Iblea ’07 al Castello di Donnafugata, con grande successo di pubblico e di critica.
Un cilindro per cominciare
Attilio Armando non è un comune prestigiatore: lui è molto, molto mago, talmente mago da visitare, calzando gli stivali delle Sette Leghe, i fertili spazi delle fiabe. In questi spazi crescono ortaggi come la Patatamaipelata, si trovano concimi così speciali ed efficaci da permettere ad un paio di Baffi di germinare su qualunque superficie Attilio Armando non è solamente un fantasista del trucco. È soprattutto un giocherellone lessicale. La magia proposta dai suoi buffi numeri s’annoda ai foulard di seta d’agili peripezie verbali, peripezie appese al filo quanto mai illusorio e complice del linguaggio musicale. Come ogni prestigiatore che si rispetti Attilio Armando ha una sua assistente: Veronica Vanessa. Da lei, il narciso artista (perché Attilio Armando, come ogni mago è consapevole di luccicare) pretende una disponibilità assoluta. Le prestidigitazioni a cui la donna è sottoposta ridicolizzano la sua femminilità sottoponendola ad esilaranti e paradossali mutamenti. Però Veronica Vanessa è una donna, e come tale può cogliere di sorpresa un uomo come Attilio se poi, proprio la magia, si mette dalla sua parte. Tutto comincia e tutto finisce dentro il magico cilindro di Attilio Armando, il cappello per antonomasia delle trasformazioni. Da questo cilindro si è voluta estrarre con un balzo di sorpresa questa piéce comica. Il tocco rapido, necessario all’invenzione della scrittura, è stato quello animato dal guanto cangiante della fantasia poiché solo questo guanto secondo noi riesce a produrre, attraverso il riso dell’intelligenza, un pizzico di stupore. Stupisce il seme quando erge al cielo il suo germoglio. Così stupisce Attilio nell’atto di far schiudere il boccio del proprio magico ingegno dalle piante in ammollo dei propri piedi. Stupisce infine e soprattutto, la buccia inesauribile della Patatamaipelata, tubero catartico dal quale il fasciato Attilio Armando si libera per mostrare a Vanessa e a tutti noi la metamorfosi delle metamorfosi, la magia delle magie: quella connessa al più lieve tra i voli.
P.S. Sfilando il guanto degli incanti la fine lieta imposta da ogni copione gaio vede l’autore accomiatarsi dagli attori. I buoni umori solvibili, contenuti nell’ampolla di Attilio Armando e Veronica Vanessa, sono stati inventati per Federica e Vittorio. Sull’invenzione poi la regia ha costruito lo spettacolo del teatro. La penna non può che inchinarsi davanti alle ricchezze di coloro che hanno reso viva la scena.
Lina Maria Ugo