Ragusa, Quattro serate di successo al Perracchio
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Metti un classico della commedia secentesca a cui i tre secoli e mezzo giusti giusti di vita nulla hanno tolto in attualità e freschezza. Metti lo sguardo moderno disincantato ma rispettoso della grande tradizione teatrale della Compagna Godot. Metti bravura professionalità e vèrve di una compagine di giovani ma ormai collaudati attori. Metti la lettura del testo la regìa e l’interpretazione di due teatranti appassionati e generosi come Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso. Somma tutti questi fattori e ne viene fuori la messa in scena de Il malato immaginario di Moliére che in queste sere (7 8 9 e 10 dicembre) ha ottenuto grande successo di pubblico ed unanime apprezzamento degli spettatori, presso il teatro Perracchio di Ragusa, giusto per iniziare con il piede giusto in occasione dell’apertura ufficiale del periodo delle festività di fine anno.
Per Godot si tratta di un ritorno al teatro del grande Jean Baptiste Poqueline, meglio conosciuto e passato alla storia della cultura come Molière, in quanto Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso avevano affrontato nelle scorse stagioni due dei suoi più straordinari capolavori, “Il borghese gentiluomo” e “L’avaro”. L’attuale messa in scena di quest’altro capolavoro moliériano – lo hanno ribadito più volte Bisegna e Bonaccorso – vuole essere fedele al testo originale e all’ambientazione dell’opera più rappresentata del genio teatrale francese, seppure con la cifra stilistica e l’estro del regista Vittorio Bonaccorso. Ne ‘Il malato immaginario’, giocando sui timori e le paure del protagonista Argante, si denuncia in maniera beffarda la società dell’epoca.
Come per altre opere di Jean Baptiste Poqueline le debolezze e piccolezze umane si scontrano con i vizi di un popolo corrotto e i personaggi, seppur farseschi, presentano una lucidità amara che pur tra le risate invitano alla riflessione gli spettatori. Il ricco Argante soffre della paura delle malattie: l’ipocondria. Il suo timore lo rende prigioniero di medici ciarlatani, farmacisti inetti e di una moglie meschina che approfittano delle sue fobie. Vittima di sé stesso e imprigionato in una cella senza sbarre, sordo agli ammonimenti di chi tiene a lui (la figlia, il fratello e la serva), Argante darà vita ad una serie di situazioni improbabili, comiche e molto divertenti, estremizzate dagli atteggiamenti e dai rimedi proposti da medici che già dal nome appaiono ridicoli, come il dottor Purgone o il dottor Diaforetico. E inevitabilmente Vittorio Bonaccorso non può non attualizzare la vicenda chiedendosi “chissà cosa avrebbe scritto oggi Molière su tutto ciò che è successo a causa della pandemia?
Gli interpreti dell’opera sono stati Federica Bisegna, che ha curato anche i costumi, e Vittorio Bonaccorso, che ha curato regia e scenografia, ed insieme a loro Giuseppe Arezzi, Alessio Barone, Benedetta D’Amato, Alessandra Lelii, Angelo Lo Destro, Lorenzo Pluchino mentre la piccola Maria Flavia Pitarresi ha esordito interpretando la figlia piccolina di Argante accattivandosi istintivamente le simpatie e gli applausi del pubblico. L’opera contiene intermezzi musicali e parti cantate a cura di Alessio Barone, rispettando anche in questo la tradizione secentesca della comèdie-ballet, una commedia caratterizzata da intermezzi con balletti tra un atto e l’altro.
Quotidiano di Ragusa, Daniele Distefano
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